come si calcola l'asse ereditario

Come si calcola l’asse ereditario

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Come si calcola l’asse ereditario

L’asse ereditario, anche detto massa ereditaria, costituisce il complesso di situazioni giuridiche attive e passive che facevano capo al defunto e che si trasmettono agli eredi. L’espressione “asse ereditario” deriva dal diritto romano, dove per indicare l’insieme dei beni del defunto si faceva riferimento all’asse intesa come unità monetaria suddivisa in dodici once.
L’asse ereditario è pertanto l’oggetto vero e proprio della successione mortis causa, nel quale confluisce tutto ciò che faceva capo al defunto che è trasmissibile agli eredi.
Non tutti i diritti del defunto sono idonei ad entrare a far parte dell’asse ereditario, ma solamente quelli di natura patrimoniale, salvo alcune eccezioni (come il diritto di uso, usufrutto, abitazione, i diritti nascenti da contratti “intuitu personae” …). Ne restano fuori i c.d. diritti intrasmissibili come ad esempio, il diritto alla vita, il diritto al nome, all’integrità fisica, oppure il diritto dei figli all’educazione e al mantenimento e il diritto di voto.
L’asse ereditario viene calcolato in due passaggi. In primo luogo, occorre calcolare il relictum, cioè la differenza tra le situazioni attive e passive al momento dell’apertura della successione.

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Quando l'asse ereditario è negativo

Ben può accadere che il valore dell’asse ereditario sia negativo, quando il defunto lascia ai sui eredi debiti maggiori di beni e crediti. Ciò può essere scoperto solo all’apertura della successione, per cui la legge consente ai chiamati il diritto di rinunciare all’eredità o di accettarla con beneficio di inventario.
In secondo luogo, al relictum occorre aggiungere il donatum: per ricostruire l’itero asse ereditario del de cuius, vengono prese in considerazione anche le donazioni effettuate in vita dal defunto agli eredi, sia donazioni dirette che indirette, ad eccezione da quelle escluse dalla collazione di cui all’art. 737 cod. civ.; lo scopo della collazione è quello di evitare disparità di trattamento in fase di suddivisione delle quote ereditarie andando a “compensare” con quanto già ottenuto in vita dal de cuius come se le donazioni fossero considerate una sorta di anticipazione della quota successoria.

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